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South working, le aziende investono nel Sud Italia

South working, le aziende investono nel Sud Italia

Lo smart working diventa South working, strumento fondamentale per frenare la ‘fuga di cervelli’ dal Sud Italia e le grandi dimissioni post-pandemia. Chiave di volta per appianare le disparità tra Nord e Sud Italia e per lo sviluppo del sistema Paese nel suo complesso 

Lo smart working diventa South working: la pandemia ha introdotto lo smart working per mantenere ogni professionista al sicuro nella propria abitazione durante l’emergenza sanitaria. Ma quali sono stati i lati positivi che hanno spinto le aziende, grandi e PMI, a continuare ad investire nel lavoro agile o nel hybrid working? 

Lo smart working ha registrato un risparmio economico per le aziende, un minor impatto ambientale, un migliore equilibrio tra vita privata e lavoro, infine, un maggiore efficienza e produttività del dipendente. Il lavoro agile ha quindi cambiato radicalmente lo scenario lavorativo in Italia, è passato in breve tempo da necessità a trend a soluzione permanente.  

“South Working – Lavorare dal Sud”

Prima ci si spostava dal Sud Italia al Nord, persino all’estero, accettando la posizione lavorativa ‘dei propri sogni’ o una migliore e più qualificata, oppure più semplicemente per cercare lavoro. Dopo il primo lockdown, migliaia di lavoratori di grandi aziende del Nord hanno approfittato dei periodi di lavoro agile per rientrare nelle loro zone d’origine, al Sud. Oggi si può parlare di south working poiché è possibile lavorare per una multinazionale di Milano o di San Francisco restando nel proprio paesino di origine. Il merito va a Elena Militello, dopo dieci anni tra Milano e l’estero fonda “South Working – Lavorare dal Sud”, un movimento culturale per promuovere periodi di lavoro agile da “presidi di comunità” dalle aree interne e dal Sud del Paese. L’associazione fondata nel marzo 2020 è volta al miglioramento della coesione economica, sociale e territoriale tramite esperienze di lavoro agile e controesodo intellettuale. 

Secondo Forbes <<sta diventando uno strumento importante per lo sviluppo del sistema Paese nel suo complesso: per tutti i ragazzi che ogni anno lasciano la propria terra per inseguire i propri sogni lavorativi, per reperire competenze scarsamente disponibili e per abbattere i costi per le aziende stesse>>. In questo contesto il south working può essere uno strumento per frenare la ‘fuga di cervelli’ dal Sud Italia e ‘the great resignation’ che ha caratterizzato questo ultimi anni ma anche per sostenere lo sviluppo del Paese e reperire competenze scarsamente disponibili. 

Il south working per rilanciare il Sud Italia 

Secondo la ricerca South working per lo sviluppo responsabile e sostenibile del Paese”, di Randstad e Fondazione per la Sussidiarietà (FPS) le aziende italiane stanno investendo sugli “hub di lavoro” al Sud, ossia, degli spazi di co-working che possono essere gestite dalle aziende come filiali o succursali. Se la tua sede è a Roma ma tu vivi a Cosenza, poi seguire un progetto nell’ufficio di Rende. Se prima il lavoratore era costretto a trasferirsi a Milano, adesso potrà lavorare direttamente da Napoli, sua città di origine dove potrà continuare a vivere, far girare l’economia e valorizzare il territorio.  

Per questi motivi il south working può essere anche un rilancio per il Sud Italia, i dati dell’indagine Randstad dimostrano che le opportunità lavorative offerte dallo smart working potrebbero essere di fondamentale importanza per il Sud Italia. <<Sempre più imprese iniziano a considerare di favorire lo sviluppo nelle aree più fragili del Paese, cercando di trovare anche quelle competenze e quelle risorse preziose che sempre più si fa fatica a trovare nel Nord del Paese>>, afferma Marco Ceresa, group ceo di Randstad durante il Meeting di Rimini, l’incontro di presentazione della ricerca a cura di Randstad e Fondazione per la Sussidiarietà. 

Salesforce Academy Basilicata

In ottica south working nasce la Salesforce Academy Basilicata di XCC che offre come le hub protagoniste competenze altrimenti non accessibili, garantisce il bilanciamento vita-lavoro e sostiene un indotto locale. <<Lo smart working e la creazione di hub nel Sud sono un’occasione straordinaria per favorire la crescita del paese e abbattere storiche diseguaglianze” – osserva Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà -. Molti lavoratori qualificati del Mezzogiorno potrebbero così mantenere un legame con il proprio territorio, senza rinunciare a preziose opportunità>>. 

La Salesforce Academy in Basilicata introduce i giovani lucani al mondo Salesforce, il CRM numero uno al mondo che entro il 2026 prevede un impatto stimato in 33,9 miliardi di dollari di nuovi ricavi e 21.360 nuovi posti di lavoro diretti e 93.300 posti di lavoro indiretti. XCC- eXperience Cloud Consulting, già Salesforce Summit partner e Authorized Salesforce fulfillment Reseller in collaborazione con la Regione Basilicata invita i giovani talenti del territorio a candidarsi entro il 14 settembre. 

XCC ha in programma altri progetti per valorizzare il Sud Italia, resta aggiornato ci sono novità ormai alle porte. 

 

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